Qualche filmato e qualche foto...
lunedì 23 aprile 2012
L'ellenismo
Qualche suggerimento per approfondire lo studio dell'ellenismo (fatto usato un utile webtool che permette di catalogare i propri links, Bagtheweb).
sabato 14 aprile 2012
Il Monachesimo
Per capirci, quando parliamo degli albori del monachesimo...
Come il pittore Beato Angelico (prima metà del XV sec.), immagina la Tebaide (clicca per ingrandire):
Come il pittore Beato Angelico (prima metà del XV sec.), immagina la Tebaide (clicca per ingrandire):
Il Monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai (VI sec.), Egitto:
E vi ho parlato anche di lui: Simeone lo stilita - e la chiesa sorta attorno alla colonna su cui visse per trentasette anni (in Siria):
I monaci irlandesi: grandi evangelizzatori, ma non è che vivessero esattamente nel lusso, guardate qui:
Gallarus Oratory, Penisola di Dingle, Irlanda
Centro monastico dell'Isola di Skellig Michael, Irlanda
Qualche notizia su Brandano, monaco e navigatore (cliccare sull'immagine).
E, per passare a tempi più recenti (XI secolo), i monasteri delle Meteore nel Nord della Grecia:
giovedì 12 aprile 2012
Le guerre persiane
Per coloro che sono interessati ad approfondire le guerre persiane sotto il profilo strategico-militare, ecco alcune proposte:
I Guerra Persiana:
- La battaglia di Maratona
- La leggenda di Fidippide (1 e 2)
II Guerra Persiana:
- Il ponte di barche sull'Ellesponto
- Il "Canale di Serse"
- La battaglia delle Termopili
- La battaglia di Salamina
- La battaglia di Platea
Documento: il racconto, fatto dallo storico Erodoto (Storie, lib.VII),della costruzione del ponte di barche sull'Ellesponto e del taglio del Canale di Serse nella Penisola Calcidica.
<< 22) [...] poiché la prima spedizione era incappata in un naufragio
nel periplo dell'Athos, da circa tre anni Serse si premuniva contro l'Athos.
Triremi erano all'àncora a Eleunte nel Chersoneso, e a partire da lì
uomini di varia provenienza tratti dall'esercito, scavavano, sotto le
fruste, dandosi i turni; e scavavano anche gli abitanti dell'Athos.
Bubare, figlio di Megabazo, e Artachea, figlio di Arteo, dirigevano i
lavori. L'Athos è un monte alto e famoso, che si protende in mare, e
abitato. Nel punto in cui la montagna termina nel continente ha
l'aspetto di una penisola, con un istmo di circa dodici stadi: dal mare
degli Acanti al Mare di fronte a Torone si stende una pianura, con
colline non alte. In questo istmo, dove termina l'Athos, sorge la città
greca di Sane; le città abitate al di qua di Sane, entro i limiti dell'Athos,
il Persiano si apprestava a renderle isolane da continentali che erano:
si tratta di Dio, Olofisso, Acrotoo, Tisso, Cleone. Queste le città che
occupano l'Athos.
23) Ed ecco come i barbari, distribuitasi l'area nazione per nazione,
procedevano nello scavo. Avevano tracciato una linea retta a partire da
Sane; quando la fossa diventava profonda, un primo gruppo scavava in
basso, un secondo passava il materiale di volta in volta estratto ad
altri che stavano sopra, su un gradino, costoro ad altri ancora e così
via, finché si arrivava agli operai in cima; questi lo portavano via e
lo disperdevano. A tutti gli scavatori, fuorché ai Fenici, le pareti
del fossato causavano doppia fatica; doveva capitargli una cosa del
genere, visto che facevano di uguale larghezza l'apertura superiore e il
fondo della fossa. Invece i Fenici diedero prova anche in questa
circostanza dell'astuzia che dimostrano in ogni campo: quando ebbero il
settore assegnato, scavarono la bocca del canale doppia di quanto il
canale stesso avrebbe comportato e procedendo nel lavoro continuavano a
restringerla: il loro taglio, arrivato in fondo, risultò largo come
quello degli altri. Vi è là un porto dove impiantarono un mercato e un
emporio; farina di grano in abbondanza arrivava loro dall'Asia.
24) A pensarci bene trovo che Serse ordinò lo scavo del canale per mania di
grandezza, volendo ostentare potenza e lasciare memoria di sé. In
effetti, benché avessero la possibilità, senza alcuna fatica, di
trascinare le navi attraverso l'istmo, impose l'apertura di un varco
sino al mare largo tanto da permettere il passaggio di due triremi
affiancate spinte a forza di remi. Agli stessi ai quali era stato
comandato di tagliare l'istmo, fu ordinato anche di unire con un ponte,
come sotto un giogo, le due rive del fiume Strimone.
[...]
34) Partendo dunque da Abido in direzione di questo tratto di costa,
costruivano i ponti secondo gli ordini, i Fenici con funi di lino
bianco, gli Egiziani con funi di papiro. Ci sono sette stadi da Abido
alla costa di fronte. E quando il braccio di mare era stato ormai
aggiogato, sopraggiunse una violenta tempesta, si abbatté su tutte
quelle opere e le disfece.
35) Serse, come lo seppe, adirato con l'Ellesponto, diede ordine di
infliggergli trecento colpi di frusta e di tuffare in acqua un paio di
ceppi. E ho pure sentito dire che assieme a costoro inviò dei
marchiatori a bollare l'Ellesponto. Ordinò poi di pronunciare, mentre
lo fustigavano, le seguenti barbare e insolenti parole: "Acqua
proterva, il tuo signore ti infligge questa pena, perché lo hai offeso
senza aver da lui ricevuta alcuna offesa. Re Serse ti varcherà che tu
lo voglia o no. A te nessun uomo offre sacrifici, ed è giusto: perché
sei un fiume melmoso e salmastro". Il mare ordinò di punirlo così,
e a chi sovrintendeva alla costruzione del ponte sull'Ellesponto fece
tagliare la testa.
36) Eseguivano gli ordini coloro ai quali spettava questo spiacevole compito, e
intanto altri ingegneri congiunsero le due rive. Le unirono così:
legarono assieme penteconteri e triremi, 360 dalla parte del Ponto
Eusino, 314 dall'altra, obliquamente rispetto al Ponto ma secondo la
corrente dello stretto, affinché questa mantenesse in tensione le funi;
dopodiché gettarono ancore enormi, sia verso il Ponto, per via dei
venti che soffiano dal largo, sia verso ovest e l'Egeo contro i venti di
Zefiro e Noto. In tre punti fra le penteconteri lasciarono un varco di
passaggio, perché volendo, con imbarcazioni leggere, si potesse tanto
navigare verso il Ponto che dal Ponto entrare nello stretto. Ciò fatto,
da terra tesero i cavi avvolgendoli intorno ad argani di legno senza più
separare l'impiego delle funi, ma destinando a ciascun ponte due cavi di
lino bianco e quattro di papiro. Identici erano lo spessore e la
bellezza delle funi, ma in proporzione quelle di lino erano più grevi:
pesavano un talento per cubito. Una volta congiunte le due rive,
segarono dei tronchi di legno in misura pari alla larghezza della
struttura portante e li posarono in fila sopra i cavi in tensione;
allineatili uno accanto all'altro, li fissarono, di nuovo, insieme.
Infine vi misero sopra fascine di legna, che distribuivano anch'esse,
per bene, e terra sopra le fascine: pressarono la terra e sui due lati
del ponte alzarono uno steccato, perché gli animali e i cavalli non si
spaventassero a vedere sotto di sé il mare>>.
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