mercoledì 26 settembre 2012

UN PO' DI LETTERATURA MEDIEVALE

1. La Rota Virgilii
che serve ad esemplificare le differenze tra i "tre stili", Grave (o Sublime), Medio e Umile, indicando per quali argomenti (personaggi, oggetti, animali...) sia adatto ciascuno di essi.






2. Bestiari, lapidari ed erbari


Notate la presenza di animali mostruosi e fantastici accanto ad animali realmente esistenti e comuni.













3. Un exemplum medievale tratto tratto dal Dialogus miraculorum del monaco cistercense Cesario di Heisterbach († 1240)

La storia di Gerardo (traduzione dall'originale latino).
 In una città chiamata Holenbach abitava un cavaliere di nome Gerardo: i suoi nipoti vivono ancora e nessuno ignora in quella città il miracolo che mi accingo a narrarvi. Gerardo dunque aveva un amore così ardente per san Tommaso apostolo, e lo venerava così specialmente sopra tutti gli altri santi, che non rifiutava l'elemosina a nessun povero, purché la chiedesse in suo nome. Usava anche prestare a quel santo in privato molte attenzioni, come preghiere, digiuni e messe.
Un giorno, col permesso di Dio, il diavolo, che odia ogni bene, bussò alla porta del cavaliere travestito da pellegrino, e chiese ospitalità in nome di san Tommaso. Senza indugio fu introdotto, e poiché faceva un gran freddo e il diavolo fingeva di rabbrividire, Gerardo gli diede la sua bella cappa foderata di pelliccia, perché si ricoprisse durante il sonno. Ma al mattino, non comparendo il falso pellegrino e non ritrovandosi la cappa, nonostante le ricerche più attente, la moglie disse al marito piena d'ira; «Sei già stato ingannato parecchie volte da questi viandanti, e non hai ancora smesso con le tue superstizioni!». Al che Gerardo tranquillo replicò: «Non turbarti, san Tommaso ci ripagherà bene di questo danno». Il diavolo aveva trovato questa via per indurre il cavaliere all'impazienza per la perdita della cappa, e per spegnere nel suo cuore l'amore per l'apostolo Tommaso. Ma ciò che il diavolo aveva preparato per la rovina del cavaliere, ridondò poi a sua gloria: egli diventò più accesamente devoto, e il diavolo fu confuso e punito.
Poco tempo dopo infatti, volendo Gerardo fare un pellegrinaggio al santuario di san Tommaso, sul punto di partire, spezzò un anello d'oro in due parti sotto gli occhi della moglie, e davanti a lei mostrò come esse combaciavano perfettamente; poi gliene diede una e tenne l'altra, dicendo: «Presta fede a questo segno di riconoscimento. Ti chiedo di aspettare cinque anni il mio ritorno, dopo sposa pure chi vuoi». La donna promise. Egli con un lunghissimo viaggio, con grandi spese e indicibili stenti giunse alla fine alla città di san Tommaso apostolo. Lì fu accolto con grandissimo onore dagli abitanti e sostentato con tanta carità come se fosse un loro concittadino, noto da gran tempo. Egli, attribuendo al beato apostolo questo miracolo, entrò nel suo santuario e pregò, mettendo sotto la sua protezione se stesso, la moglie e tutti i suoi beni. Ma ricordandosi all'improvviso del termine fissato al suo ritorno, e riflettendo che in quello stesso giorno spirava il quinquennio, disse con un gemito: «Ohimè, tra poco mia moglie si risposerà!». Dio aveva reso più lungo il suo viaggio per realizzare il miracolo che sentirete. Guardandosi attorno tristemente, egli vide passeggiare con la sua cappa il demonio di cui si diceva all'inizio della storia. Questi chiese: «Mi conosci, Gerardo?». «Non riconosco te – rispose il cavaliere – ma la mia cappa!». E quell'altro: «Io sono quello che in nome dell'Apostolo ti chiesi albergo e ti rubai la cappa, e perciò sono stato punito gravemente». E proseguì: «Io sono il diavolo, e mi è stato ordinato di trasportarti a casa prima che la gente vada a dormire. Tua moglie infatti si è già sposata a un altro uomo, e già siede con lui al banchetto di nozze». Lo prese e in quel che restava di tempo prima della notte lo trasportò dall'India in Germania, dall'Oriente in Occidente, e verso il crepuscolo lo depose sano e salvo nel suo palazzo.
Gerardo, entrando in casa sua come uno straniero, avendo scorta la moglie a banchetto col suo sposo, si avvicinò, e sotto i suoi occhi gettò in una coppa una metà dell'anello; poi si scostò. Non appena vide questo gesto, ella estrasse la parte dell'anello, e accostatolo alla metà che le era stata lasciata, riconobbe che quello straniero era suo marito. Sùbito, balzata in piedi, si gettò tra le sue braccia, gridando che quello era suo marito, Gerardo, e congedò il novello sposo. Ma Gerardo per quella sera lo pregò di trattenersi a banchetto perché non fosse disonorato.
 
4. Uno dei componimenti goliardici tratti dai Carmina Burana, raccolta di testi poetici del XIII secolo, contenuta in un manoscritto tedesco chiamato appunto Codex Buranus, conservato in un monastero benedettino nei pressi di Monaco di Baviera. I Carmina Burana sono 315 canti composti dai goliardi (studenti universitari), tra il XII e il XIII secolo, parte in latino, parte in tedesco; probabilmente all’origine prevedevano tutti l’accompagnamento musicale, anche se a noi sono pervenute indicazioni precise solo in alcuni casi. Nel 1937 alcuni di essi furono musicati dal compositore tedesco Carl Orff, che però non seguì le indicazioni della notazione musicale originale (puoi ascoltare qui la versione cantata del testo che segue).

In taberna quando sumus, Quando siamo alla taverna
non curamus quid sit humus, non ci interessa nient'altro
sed ad ludum properamus, ma ci dedichiamo al gioco
cui semper insudamus. per il quale andiamo matti.
Quid agatur in taberna, Quello che succede alla taverna
ubi nummus est pincerna, dove il soldo è allegria
hoc est opus ut quaeratur, questo sì che è interessante
si quid loquar, audiatur. state a sentire:
Quidam ludunt, quidam bibunt, C'e chi gioca, c'è chi beve,
quidam indiscrete vivunt. c'è chi vive indecentemente,
Sed in ludo qui morantur, E quelli che muoino per il gioco
ex his quidam denudantur; e perdono anche i vestiti.
quidam ibi vestiuntur, Qualcuno ne esce rivestito,
quidam saccis induuntur. e qualcuno rivestito di sacco,
Ibi nullus timet mortem qui nessun teme la morte,
sed pro Baccho mittunt sortem : ma per Bacco sfida la sorte .
primo pro nummata vini. Prima si beve alla salute di chi paga;
Ex hac bibunt libertini; poi beve il libertino
semel bibunt pro captivis, un bicchere per i carcerati
post haec bibunt ter pro vivis, e poi tre per quelli vivi,
quater pro christianis cunctis, quattro per i cristiani
quinquies pro fidelibus defunctis, cinque per i fedeli defunti;
sexies pro sororibus vanis, sei per le brave donne,
septies pro militibus silvanis, sette per i militari;
octies pro fratribus perversis, otto per i fratelli traviati,
novies pro monachis dispersis, nove per i monaci dispersi,
decies pro navigantibus, dieci per i naviganti,
undecies pro discordantibus, undici per i litiganti
duodecies pro poenitentibus, didici per i penitenti,
tredecies pro iter agentibus. tredici per i viaggiatori;
Tam pro papa quam pro rege Per il papa e per il re
bibunt omnes sine lege. bevono tutti senza freni.
Bibit hera, bibit herus, Beve quello e beve quella,
bibit miles, bibit clerus, beve il soldato e il prete,
bibit ille, bibit illa, beve lui, beve lei,
bibit servus cum ancilla, beve il servo con l'ancella,
bibit velox, bibit piger, beve il veloce, beve il pigro,
bibit albus, bibit niger, beve il bianco e beve il nero,
bibit constans, bibit vagus, beve il costante, beve il vago,
bibit rudis, bibit magus, beve il rozzo, beve il mago,
bibit pauper et aegrotus, beve il povero e il malato,
bibit exul et ignotus, beve l'esule e l'ignorato,
bibit puer, bibit canus, beve il bimbo, beve l'anziano,
bibit praesul et decanus, beve il vescovo e il decano,
bibit soror, bibit frater, beve la sorella e il fratello,
bibit anus, bibit mater, beve la nonna, beve la mamma,
bibit ista, bibit ille, beve questo, beve quello,
bibunt centum, bibunt mille. bevon cento, bevon mille.
Parum centum sex nummatae I soldi durano poco
durant, ubi immoderate se immoderatamente
bibunt omnes sine meta, tutti bevono senza limite,
quamvis bibant mente laeta. ciascun obeve a mente lieta.
Sic nos rodunt omnes gentes, Perciò l'oste ci spenna
et sic erimus egentes. e noi siamo sempre al verde
Qui nos rodunt confundantur, Chi ci tratta così male
et cum iustis non scribantur. non sia scritto nel libro dei giusti!.

1 commento:

Blogger ha detto...

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